martedì 9 settembre 2008

Lezione allo Zen Training Center

Per prima cosa scrivo un email per sapere se mi accettano, e la Domenica vado preventivamente a vedere il posto. Sembra uno di quei posti che si vedono nei film americani per intendersi quelli di Steven Seagal dove appena esci dalla palestra ti danno un sacco di mazzate. Vedo il cartello e assumo che l'entrata della palestra sia la piccola porta sottostante. Il posto dista solo 30 minuti dagli uffici, direi che si può fare.
Il Lunedì mattino ricevo conferma che posso partecipare alle lezioni, posso scegliere e l'unico orario possibile per me coincide con il mixed Aikido.
Lunedì sera come anticipatomi dall'email arrivo con un po' di anticipo.
Parcheggio la mia “zarro mobile” affittata e mi guardo un po' spaesata attorno, mentre cerco di rispondere all'ultimo sms di lavoro mi si avvicina un tipo grand'e grosso. “Penso tu ti sia persa”. Oh oh ad un tipo così non si può dire di no. “Bhe veramente” dico io cercando di capire se nel caso mi posso defilare “non riesco a capire se qua si può parcheggiare”. “Certo” risponde, e si ferma come per aspettare la prossima domanda. Mi faccio coraggio “E poi cerco la palestra”. “Quale?” chiede lui. Indicandogli il cartello gli chiedo del Centro Zen. “E' all'angolo”. Ringrazio e lui da Americano educato mi risponde con “You are welcome!”
Palestra trovata! Sono leggermente in anticipo, ma salgo la palestra è al terzo piano. Non ci sono indicazioni, ma vedo le scarpe fuori. Mi faccio coraggio ed entro. Parquet lucidissimo ovunque ed un tatami ordinatissimo e precisissimo sul gran parte della sala che è divisa da un altra da panelli scorrevoli chiusi. Alla mia destra si apre un altra sala con il pavimento rivestito da parquet. Nella sala dove c'è il tatami vedo sulla parete difronte le armi ordinatamente riposte e sulla parete a destra una specie di panca di carton gesso sporgente dal muro, sopra alla quale è appeso O'sensei e la scritta Aikido. Anche questo di una pulizia e di un ordine impressionante (i muri sono bianchi anzi direi bianchissimi). C'è un silenzio religioso, esco ed aspetto un po', ma non vedendo nessuno rientro. Adesso sul tatami in fondo c'è una ragazza con l'akama in zeiza e con gli occhi chiusi. Dopo poco, non so come, si accorge di me. Si alza, saluta e viene verso di me. Mi dice di fare silenzio che nell'altra stanza, al di là delle porte scorrevoli stanno facendo Zen. Le spiego. Lei è francese e vive in US da due anni e si offre di farmi vedere il Dojo; mi mostra lo spogliatoio e i bagni che sono separati. Poi mi fa compilare il modulo per gli ospiti e mi fa cambiare. Nel frattempo finisce la lezione Zen, e si presentano
Robert (il direttore tecnico) e Jennifer (che terrà lezione), gentilissimi (sono le persone che mi hanno risposto via email) e mano a mano tutti gli altri che dopo la lezione Zen faranno Aikido (in tutto una 20 di persone). I pannelli scorrevoli si aprano ed improvvisamente lo spazio si raddoppia.
La lezione è molto “schematica” si parte con un accurato riscaldamento (per intendersi stile Savegnago), quando si accorgono che non riesco qualcuno si avvicina e mi mostra come fare. Jennifer è brava anche se a parer mio cura più la forma che i principi, però si muove bene, piega le ginocchia e respira. Poi irimi tenkan e tutti i tipi di cadute (anche qua non so perché aspettano che finisca!) Qui Jennifer mi dice che posso fare quello che mi sento, perché gli altri sono quasi tutti 3i Kyu, mentre io nell'email gli avevo specificato di essere un 6o. Mi sembra di cavarmela, le cadute anche dopo un mese di inattività mi vengono bene, pauroso! E niente vomitino. Il tatami è morbidissimo, è un piacere cadere ( e se lo dico io !). Mai Ukemi, Ushiro Ukemi e altre che non conosco: cadute incrociate, cadute che non ho mai visto e che Jennifer mi fa pazientemente rivedere.
Poi si parte con le tecniche tutte prese e in Ryo Te Tori con il supporto del Jo per evidenziare le leve.
Per quello che riguarda il saluto sono molto formali, sia all'inizio che alla fine, c'è molta disciplina e rispetto. Durante la lezione Jennifer si avvale di esempi come Sergio(MMBB) per fare in modo che uscendo da Ryo Te Tori non ci si scontri con Uke.
Il risultato è che mi sono divertita, anche se alla fine della lezione ho scoperto che sono
Aikikai, e prometto che impegni di lavoro permettendo Mercoledì tornerò da loro!

Note a margine:

Boston mi piace, bella musica (Aerosmith, Queen, Alice Cooper a tutto volume, Sting, e passino anche i New Kids on Block), gente simpatica, insomma se dobbiamo affondare l'America salviamo almeno Boston! Poi al ritorno scena da perfetta organizzazione di trasporto eccezionale su strada. La polizia blocca l'entrata dell'autostrada, si vedono sfrecciare a più di 80 miglia all'ora 3 o 4 macchine della polizia, e poi alle stessa velocità almeno una decina di truck con delle costruzioni prefabbricate sopra, e a chiudere altre pattuglie. Beata efficienza da noi avrebbero bloccato il traffico andando ai 30 all'ora!

lunedì 8 settembre 2008

GLI AMERICANI E LA FIDUCIA

Non è per copiare Umberto Eco (non mi permetterei, mai!) che ha già scritto di questo a proposito dell'apertura dei conti bancari, ma vorrei rinforzare la tesi.

Sono a dir poco disarmanti.
Per loro basta compilare un foglio prima di passare l'immigrazione ti consentono di entrare. Tu devi solo dichiarare di non aver o aver avuto malattie mentali, di non appartenere ad organizzazioni terroristiche ( e te lo vengo a dire!), di non trasportare semi, cibo e contante. E questo basta per essere ammessi negli Stati Uniti. Questo mi porta alla conclusione che non sia così sorprendente se poi si verificano “incidenti” come quello del 11 Settembre, dove si fingono sorpresi che qualcuno abbia potuto minare il sistema dall'interno. Eppure gli Americani concedono fiducia e fino a prova contraria credono a quanto dichiarato. Certo così si tolgono dall'impiccio di dover fare delle verifiche preventive, e se scoprono che menti... allora corrono ai ripari.

sabato 28 giugno 2008

Sogno di una notte di mezza estate



27 Giugno 2008
Ancora una volta gli Iron Maiden hanno dato, capitanati da Bruce Dickinson, il meglio di sè.
Bruce con i suo mantello e la sua cotta, ispirato da Eddie ha cantato con la sua inconfondibile voce zompettando tra nebbie inquietanti e spettacolari giochi di luci e fuochi d'artificio, incantando il pubblico con le note di Fear of the dark,
The Number Of The Beast e i maggiori successi degli Iron.

Note a margine del concerto:
La truppa Cisco si è distinta per essere arrivata in ritardo al concerto pur di non rinunciare alle "crescentine" e conquistando di corsa una postazione stategica.
Sound perfetto!! ;-) il Metal non risparmia certo i decibel.
Forse ci stava qualche bis di più, ma con il caldo torrido non sarà stato sicuramente facile cantare e saltare (da vero atleta) sotto i riflettori.

mercoledì 23 gennaio 2008

Cambio stile

Visto che il modello del blog assomigliava a chi sapete..
Anno nuovo stil novo.